Il materialismo e la società egoista contemporanea hanno fatto sì che si creassero delle nuove forme di porsi di fronte a questo sistema: consumo responsabile, gestione delle risorse e sviluppo sostenibile sono solo alcune delle possibilità di critica sociale e costituiscono la base di quella economia detta "collaborativa", nella quale prestare servizi in cambio di altri servizi rappresenta la novità fondamentale.
Condividere una macchina, fare scambi linguistici, scambiarsi le case, etc. Tutti questi sono esempi del consumo collaborativo. Questo metodo sta cominciando ad essere applicato anche ai servizi dei traslochi; infatti su internet si possono trovare annunci che offrono possibilità di offerta e scambio e che sottostanno alle dinamiche di questo tipo di economia. Ma come funziona?
I professionisti del trasloco si propongono a un prezzo abbastanza economico, i potenziali clienti cercano il servizio a loro più adeguato e cominciano a ricevere i preventivi, in maniera gratuita. A partire da qui i potenziali clienti valutano i preventivi, li confrontano, studiano i servizi offerti, le modalità e le opinioni di altri clienti. Questo punto non è da sottovalutare perché, per quanto riguarda l'immagine di questa o quella impresa di traslochi, è fondamentale il commento che un cliente del passato può aver lasciato. Dal canto loro i professionisti del settore si offrono a dei prezzi abbastanza accessibili, con l'obiettivo finale di allargare la lista clienti e farsi pubblicità sul web. È certamente un dare e avere, uno scambio conveniente per entrambe le parti, che si rinnova secondo la prospettiva, non da poco, del consumo responsabile, e che quindi apporta beneficio a tutte le parti coinvolte dal sistema.
È molto importante evidenziare che i benefici di cui parliamo, in questo caso, non sono tanto quelli economici, quanto quelli comunitari e sociali, visto che l'economia collaborativa persegue la soddisfazione delle parti e non il guadagno. Ovviamente la professionalità non smette di essere fondamentale e il web in questo non perdona: se un'impresa è poco professionale non avrà lunga vita, perché l'immagine, appunto, e il feedback dei clienti rimane ben visibile a tutti coloro che usufruiranno di questo servizio. La comunità che si propone questo tipo di dinamiche è una comunità propensa al cambiamento, attenta alle necessità di chi è più schiacciato da un certo tipo di sistema e che, contemporaneamente, non vuole sottostare ad esso.
L'economia collaborativa non considera le relazioni sociali da un punto di vista gerarchico, ma da un punto di vista fondato sulla fiducia. La differenza principale è senz'altro la relazione che si costruisce e il fatto che la divisione tra produttore e consumatore tende a scomparire. Non si tratta più di un sistema frontale, perché in questo caso le comunità interagiscono e si incontrano, si scambiano servizi, opinioni, idee, agiscono attraverso nuove e sempre rinnovate piattaforme. C'è l'accessibilità al servizio, c'è il dono, c'è la fiducia nella professionalità e il rispetto assoluto, non sul possesso ma sulla possibilità di accesso a un determinato servizio. È senz'altro anche grazie a questa presa di posizione che si possono evitare sprechi e rifiuti, e che si può creare lavoro, perché l'economia collaborativa favorisce la circolazione di capitali tra i privati.
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